Infermieri motivati e competenti: Lo stipendio conta
In una professione come quella infermieristica, in cui c’è un cronico bisogno di nuovi lavoratori, stipendi più alti aiutano ad attrarne di nuovi, senza pregiudicarne né la motivazione, né la preparazione. È la conclusione cui è giunto Alessandro Fedele, docente di Politica economica alla Facoltà di Economia, con una ricerca teorica intitolata Well-Paid Nurses are Good Nurses (“Gli infermieri ben remunerati sono bravi infermieri” ndt.) che ribalta l’impostazione prevalente in letteratura. Fedele - che in passato aveva già svolto studi economici sulla motivazione dei politici -, ha presentato la sua ricerca all’Euregio Economics Meeting, l’incontro tra gli economisti degli atenei dell’Euregio, tenutosi in aprile a Bolzano.
La politica e l’economia come possono risolvere il problema del reclutamento di infermieri che siano, al tempo stesso, competenti e appassionati al loro lavoro?
Alessandro Fedele: In Italia e nei paesi a economia avanzata, la cui popolazione sta progressivamente invecchiando, il contingente del personale di cura, come gli infermieri, è spesso carente, e lo sarà ancor di più in prospettiva, rispetto ai reali bisogni. La letteratura economica che ha affrontato l’argomento della cronica scarsità di infermieri, finora era stata quasi unanime: gli incrementi stipendiali non erano la strategia da seguire per attrarre nuovo personale infermieristico. Questi, al contrario, richiamerebbero persone scarsamente motivate, interessate solamente a una retribuzione più elevata, con conseguenze negative sul servizio svolto.
Ci sono però evidenze empiriche del contrario?
Fedele: Esatto. Nel mio lavoro ho cercato di spiegare perché incrementare lo stipendio a chi svolge il mestiere dell’infermiere è in realtà la strada da intraprendere per richiamare individui competenti ed anche motivati e per migliorare la qualità dell’assistenza.
Di quali strumenti si è servito per questo lavoro di ricerca?
Fedele: Ho utilizzato i contributi e i dati raccolti da altri economisti e statistici ma non solo. Mi sono servito anche degli strumenti della psicologia che descrivono il funzionamento della motivazione umana. L’economista differenzia tra motivazione intrinseca – per cui una persona sceglie un lavoro perché lo ritiene interessante o piacevole in sé – ed estrinseca, per cui la persona agisce per le conseguenze attese del lavoro scelto. È evidente che molti dei compiti svolti da un infermiere non sono intrinsecamente piacevoli. La letteratura empirica sulla motivazione in campo infermieristico mostra infatti che gli infermieri con alta motivazione tendano ad interpretare la loro professione come un mezzo per raggiungere un obiettivo buono, sia a livello personale che sociale: quello di aiutare persone in difficoltà. Applicando questa teoria psicologica al contesto infermieristico, si può dimostrare che un aumento della remunerazione provocherebbe in realtà un aumento di lavoratori sia preparati che motivati.
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