A bordo di un volo parabolico per fare ricerca a gravità zero
Alle 11 di giovedì 11 giugno l’airbus con a bordo 35 ricercatori di tutto il mondo è decollato dall’aeroporto militare di Dübendorf in Svizzera. Nelle due ore di volo previste, l’apparecchio ha compiuto 16 manovre paraboliche - salite e discese seguendo una particolare traiettoria - che hanno creato all’interno della fusoliera una condizione di gravità zero per 22 secondi ciascuna, proprio come nello spazio.
Si tratta della quarta campagna di volo annuale organizzata dalla fondazione svizzera Sky Lab per permettere a istituzioni e aziende di condurre esperimenti e studi sulla microgravità.
Tra gli astronauti per un giorno anche i due medici di Eurac Research Giacomo Strapazzon e Alessandro Forti: a bordo hanno testato il funzionamento del massaggiatore cardiaco automatico LUCAS3 per capire se possa essere utilizzato nelle missioni spaziali e, in futuro, sui voli turistici suborbitali.
I ricercatori rimangono seduti nella coda dell’aereo fino a quando l’airbus raggiunge la quota di crociera. Aspettano il via libera dalla cabina di pilotaggio, poi si spostano nella fusoliera allestita come un grande laboratorio. Qui si ancorano con delle cinghie e sono pronti a iniziare il loro programma di esperimenti. Con questa procedura nel corso delle campagne di volo organizzate dalla Fondazione Sky Lab collegata all’Università di Zurigo si testano piante, colture cellulari, apparecchi tecnologici e reazioni del corpo in una condizione di assenza di gravità. Esperimenti analoghi vengono condotti a bordo della Stazione spaziale internazionale, ma a costi molto più alti, tanto che anche la NASA e l’Agenzia Spaziale Europea partecipano a voli parabolici per testare materiali e procedure.
Per salire sull’airbus i ricercatori di Eurac Research si sono candidati oltre due anni fa. Il loro studio punta a testare l’efficacia del massaggiatore cardiaco LUCAS3 in assenza di gravità, per valutarne il possibile utilizzo nelle missioni spaziali e nei futuri voli turistici suborbitali. Si tratta di uno strumento che i medici di Eurac Research hanno già testato in passato in condizioni estreme, per esempio nell’elisoccorso, e che si è dimostrato efficace quando i soccorritori non sono nelle condizioni di massaggiare in modo tradizionale. LUCAS ha eseguito le compressioni toraciche sul manichino durante tutto il volo. I ricercatori hanno controllato la pratica e mantenuto l’apparecchio in posizione corretta, il manichino è infatti dotato di sensori che danno un riscontro continuo sulla qualità del massaggio. I dati sul massaggio saranno analizzati al rientro.
“La NASA ha verificato che le tecniche manuali di massaggio cardiaco non sono così efficaci nello spazio, ma al momento non ci sono evidenze dell’efficacia dei massaggiatori automatici in una condizione di gravità diversa da quella terrestre” spiega Giacomo Strapazzon, vicedirettore dell’Istituto di medicina d’emergenza in montagna di Eurac Research.
L’esplorazione spaziale si rifà a tecniche utilizzate in ambienti estremi a terra e l’alta quota è uno di questi. Per questo alcune pratiche della medicina d’emergenza sono applicabili anche a missioni in orbita. “Come in montagna inoltre, asfissia e ipossia possono generare problemi cardiaci anche in persone preparate come gli astronauti e il rischio potrebbe aumentare se le missioni spaziali turistiche dovessero prendere piede” conclude Strapazzon.
Related Articles
Tecno-prodotti. Creati nuovi sensori triboelettrici nel laboratorio di sensoristica al NOI Techpark
I wearable sono dispositivi ormai imprescindibili nel settore sanitario e sportivo: un mercato in crescita a livello globale che ha bisogno di fonti di energia alternative e sensori affidabili, economici e sostenibili. Il laboratorio Sensing Technologies Lab della Libera Università di Bolzano (unibz) al Parco Tecnologico NOI Techpark ha realizzato un prototipo di dispositivo indossabile autoalimentato che soddisfa tutti questi requisiti. Un progetto nato grazie alla collaborazione con il Center for Sensing Solutions di Eurac Research e l’Advanced Technology Institute dell’Università del Surrey.
unibz forscht an technologischen Lösungen zur Erhaltung des Permafrostes in den Dolomiten
Wie kann brüchig gewordener Boden in den Dolomiten gekühlt und damit gesichert werden? Am Samstag, den 9. September fand in Cortina d'Ampezzo an der Bergstation der Sesselbahn Pian Ra Valles Bus Tofana die Präsentation des Projekts „Rescue Permafrost " statt. Ein Projekt, das in Zusammenarbeit mit Fachleuten für nachhaltiges Design, darunter einem Forschungsteam für Umweltphysik der unibz, entwickelt wurde. Das gemeinsame Ziel: das gefährliche Auftauen des Permafrosts zu verhindern, ein Phänomen, das aufgrund des globalen Klimawandels immer öfter auftritt. Die Freie Universität Bozen hat nun im Rahmen des Forschungsprojekts eine erste dynamische Analyse der Auswirkungen einer technologischen Lösung zur Kühlung der Bodentemperatur durchgeführt.
Gesunde Böden dank Partizipation der Bevölkerung: unibz koordiniert Citizen-Science-Projekt ECHO
Die Citizen-Science-Initiative „ECHO - Engaging Citizens in soil science: the road to Healthier Soils" zielt darauf ab, das Wissen und das Bewusstsein der EU-Bürger:innen für die Bodengesundheit über deren aktive Einbeziehung in das Projekt zu verbessern. Mit 16 Teilnehmern aus ganz Europa - 10 führenden Universitäten und Forschungszentren, 4 KMU und 2 Stiftungen - wird ECHO 16.500 Standorte in verschiedenen klimatischen und biogeografischen Regionen bewerten, um seine ehrgeizigen Ziele zu erreichen.
Erstversorgung: Drohnen machen den Unterschied
Die Ergebnisse einer Studie von Eurac Research und der Bergrettung Südtirol liegen vor.